2 Vantaggi che possono migliorare la tua vita di viaggiatore

Il viaggiatore è un custode della cultura

Ho pensato, ragionandoci un po’ su e guardandomi in giro, che se gestisci un’associazione culturale, un blog o sei come me un grande appassionato di viaggi culturali, potresti essere interessato a collaborare con me e raccontarci uno dei tuoi viaggi culturali in giro per l’Europa.

Potresti pensare che il gioco non valga la candela e che sarebbe meglio scrivere per qualche sito più autorevole del mio. Ti confesso che anche io farei lo stesso pensiero, se prima non avessi capito che viaggiculturalieuropa.it è stato pensato con un solo obiettivo; una caratteristica che tutti gli altri siti di viaggio non hanno.

È stato pensato con l’obiettivo di aiutare SOLO i viaggiatori di qualità, coloro che affrontano i VERI viaggi culturali: quelli che prima del viaggio studiano e si informano con criterio per capire cosa conviene visitare e cosa no; quelli che vanno oltre le solite guide cartacee; quelli che hanno il reale desiderio di conoscere la cultura locale; quelli che intendono il viaggio come un’occasione irripetibile per crescere e aprire i propri orizzonti; quelli che dopo aver conosciuto il passato si impegnano a difendere con i coltelli stretti tra i denti il proprio patrimonio culturale.

Solo chi viaggia in questo modo può definirsi un autentico viaggiatore di qualità e al diavolo coloro che parlano di viaggi culturali raccontando la solita minestra riscaldata.

Se tu sei tra quelli che pensano di arrivare nel luogo da visitare senza sapere neanche quando è stato fondato il sito storico o non hai idea della storia del territorio che lo circonda, allora non perdere tempo a leggere questo articolo. Ci sono tantissimi siti di viaggio sono sicuro che troverai quello che più fa al caso tuo. Questo sito non è adatto ai turistelli, torna quando sarai pronto a fare il salto di qualità!

Se invece senti dentro quell’irresistibile desiderio di conoscenza, hai tanti viaggi culturali alle tue spalle, hai voglia di renderti protagonista del modo più intelligente di concepire i viaggi ti invito a unirti alla mia ciurma. Sei il benvenuto!

In questo articolo voglio svelarti quali sono i due vantaggi che otterresti se decidessi di iniziare a collaborazione con me e come questi migliorerebbero la tua vita di viaggiatore di qualità.

MAGGIORE VISIBILITÀ
Se hai un tuo blog di viaggio non servono parole, perché già avrai sentito parlare della parola guest post. Sai benissimo che può giovare a entrambi e non solo in termini di affiliati. Come ben sai, entrambi condividiamo una forte passione per i viaggi, per la scoperta e per la conoscenza. Collaborando possiamo offrire ai nostri lettori articoli di maggior spessore, dettati dalla nostra esperienza di viaggio.

In più se digiti nella barra delle ricerche di Google le parole “viaggi culturali europa” ti accorgerai che la home del mio sito web appare ai primi posti.

Quindi se due più due fa quattro, un migliore posizionamento porta una maggiore visibilità per chi scrive.

Questo è un fattore interessante anche se non hai un tuo blog, ma pensi di aprirne uno nel prossimo futuro e vuoi metterti alla prova; o se sei un addetto ai lavori (archeologo, storico, storico dell’arte etc.) in cerca di opportunità; o ancora se sei una guida turistica in cerca di un trampolino di lancio.

Io sono un archeologo e so benissimo quanto sia difficile oggi trovare un’occupazione nel settore, anche perché in realtà in pochi lo sanno, ma… ta tan: non esiste un albo professionale che tuteli il nostro lavoro. Credo, a questo punto, che concorderai con me quando sostengo che grazie al web se ti dimostri una persona appassionata e competente potrai sicuramente farti notare ed essere apprezzata senza neanche dover inviare il tuo curriculum. Pensa a quante opportunità potrebbero nascere se solo decidessi di iniziare a scrivere sul mio blog!

Capisci ora qual è l’occasione che ti sto dando?

Le nostre sono professioni senza un albo, né norme giuridiche precise che regolano il nostro lavoro sul campo. Per molti, e lo è stato anche per me, ci sono due sole prospettive: cambiare settore di lavoro o proseguire nell’ambiente accademico. Non sto qua a dirti quale delle due sia peggiore, ma credimi, prima capisci che stai camminando in un vicolo cieco e prima capirai l’importanza della mia offerta.

Certo, se sei un addetto ai lavori in carriera e hai la passione per i viaggi di qualità e decidi di collaborare con me allora il tuo articolo avrebbe un valore ancora maggiore.

Detto ciò, tengo a precisare che non me ne faccio niente dell’ottimo posizionamento se non ho dalla mia parte altri appassionati di viaggio che intendono il turismo come lo intendo io. E qui veniamo al punto due.

DIVENTARE CUSTODE DELLA CULTURA
So cosa stai pensando e no, non mi sento lo Steve Jobs de noartri. Quello che voglio dirti è che ho preso talmente tante pedate dalle agenzie di viaggio e dai tour operator che mi sono stancato di dover pagare per partecipare a viaggi, scusa il termine, di merda. Non ci sto più a questa farsa ed è giunto il momento di cambiare le regole del gioco.

Il settore turistico è considerato dagli espertoni il bue che traina ed esalta la carretta della cultura. Io non la penso così. Credo al contrario che il turismo così come viene inteso dagli espertissimi stia portando alla distruzione della cultura. Il turismo di massa e quello delle “emozioni” non fanno altro che rincoglionire la gente di falsi concetti che stravolgono la realtà dei fatti.

I musei che si trasformano in strutture costruite solo per esporre l’ego dell’architetto milionario di turno che le ha costruite e i luoghi storici che vengono violentati e addobbati a luna park (tanto per citare due casi) sono, secondo me, un vero abominio.

Poi ci si mettono anche coloro che credono fermamente nel fantomatico patto col signor PROGRESSO. Questi, farebbero di tutto per la tanto osannata CRESCITA, segretaria del signor DENARO.

Ho visto abbattere nel mio paese pugliese una tipica casa in tufo, con tanto di chiostro all’interno. Un gioiello della tradizione invidiato da tutto il mondo. Abbattuta per costruire un’anonima e orrenda palazzina. E non mi venissero a dire che è stata una scelta condizionata dalle necessità, perché la mia terra per sfortuna brulica di palazzine abbandonate.

Scusami se mi sono fatto prendere la mano, ma io credo davvero che il turismo di massa e il progresso (inteso in questi termini) stiano mettendo a serio rischio la nostra identità culturale e le nostre origini.

Nel mio piccolo ho deciso di avviare il mio blog perché credo che il patrimonio culturale europeo per essere difeso debba essere conosciuto nel profondo e accettato per quello che è.

Voglio raccontarti una vicenda buffa ma tremendamente vera.

Anni fa un’archeologa stava scavando con il suo gruppo di ricerca in un paesino sperduto, che anticamente aveva ospitato un castello medievale.

Mentre erano intenti a scavare i resti di una delle cisterne voltate, una signora anzianotta aprì le persiane della sua finestra di casa per battere con il battipanni un piumone e con una smorfia sulle labbra appena terminò la faccenda domestica richiuse, sbattendole, le persiane.

Forse aveva scambiato i poveri archeologi per operai del comune intenti a sistemare una tubatura.

Il giorno dopo gli archeologi erano ancora lì e la vecchina aprì di nuovo la finestra e si lamentò con la responsabile perché alzavano troppa polvere nello spostare “chidde quattro pietre in croce”.

L’archeologa le disse che in realtà si trattava di capitelli romani che erano stati riutilizzati nel Medioevo per costruire parte delle mura di quel castello che con orgoglio la maggior parte degli anzianotti indicava sullo stemma del paese quando qualche viaggiatore si addentrava nel territorio.

L’anziana mostrò uno sguardo incuriosito. Come potevano dei semplici operai aver capito tutte quelle cose? Per lei erano pietre come tutte le altre, forse un po’ più di bell’aspetto, ma sempre pietre rimanevano.

Così, incuriosita, chiese all’archeologa di continuare il racconto e più scorrevano le parole più nasceva in lei un senso di soddisfazione. La vecchina si accorse alla veneranda età di ottantotto anni che nasceva in lei la fierezza di essere cittadina di quel paese che fino ad allora aveva considerato semplicemente il luogo anonimo dove aveva passato ottantotto anni della sua vita.

Il castello era stato costruito sopra i resti di un vicus romano e questo forse era già noto in età magno-greca. Insomma quel paesino sperduto nella landa pugliese in realtà aveva un avuto un grande passato.

La domanda della vecchina sorse spontanea: come mai oggi nessuno ricordava quella storia?

Certo, c’era una leggenda che narrava di una bambina che era stata rinchiusa in quel terribile castello durante la dominazione saracena, ma tutto era così vago e dannatamente affascinante che veniva raccontato appena si presentava alle porte del paesino un gruppo di audaci viaggiatori decisi a saperne di più sulla storia del castello, e disposto a camminare a lungo pur di trovare qualche traccia tangibile delle storie lette sui libri.

Perché si sa, la storia si impara sui libri ma si approfondisce solo con l’esperienza diretta dei reperti, del paesaggio e delle leggende locali.

Ma torniamo alla nostra vicenda: si è fermata quando la nonnina ha domandato all’archeologa perché nel tempo le origini del suo paesino erano andate perdute.

L’archeologa a quel punto spiegò con rammarico alla curiosa nonnina che le tradizioni del suo paesino si erano pian piano perse nel trambusto del progredire degli anni e che parte delle mura che un tempo rendevano inespugnabile il castello medievale erano state distrutte per sempre, per lasciare spazio a una grande pala eolica, voluta peraltro non si sa bene da chi.

Beh certo il nostro caro amico signor Progresso ne saprà sicuramente più di me, te e l’archeologa.

Ma non è tutto, perché i pochi reperti che erano stati faticosamente ritrovati e studiati dagli archeologi erano finiti dispersi in un grande museo a quaranta chilometri dal paesino.

La vecchina non si capacitava di quelle perdite culturali e dispiaciuta disse che oltre a lei nessuno in paese sapeva niente di tutto quello. Certo avevano visto portare via delle ceramiche e delle altre pietre da dei tizi sconosciuti e avevano anche assistito alla costruzione di quel grande albero con tre banane giganti che ogni giorno volteggiavano nell’area (anche se a dirla tutta erano più le volte che la nonnina le vedeva ferme che quando le vedeva in moto, ma questa è un’altra storia).

Per farla breve, la vecchina decise di fare qualcosa e chiamò tutte le sue vicine di casa e i loro mariti per metterle al corrente della storia del loro paesino. Sfortunatamente i più giovani, anni prima, erano andati via dal paesino per cercare fortuna in una grande città. La vecchina non aveva capito esattamente dove fossero andati, nonostante tra quelli ci fosse anche suo nipote, e perché si affannavano a scappare dal quel paesino. Ogni volta che li vedeva tornare in giacca e cravatta pensava “contenti loro!” e ogni volta che i giovanotti screditavano le loro origini pensava “contenti loro!” e ogni volta che il gruppetto, compreso suo nipote, ringraziavano Dio per avergli dato la geniale idea di partire diceva “contenti loro!”.

Ma ora davanti a lei c’erano i cinquanta superstiti del paesino, al suo fianco l’intrepida archeologa e in ultima fila un giovane ragazzo con uno zaino verde sulle spalle e due scarponcini da trekking. La vecchina rigorosamente in dialetto raccontò tutte le storie che l’archeologa le aveva spiegato e tutti insieme si recarono a visitare lo scavo archeologico e i resti che pian piano venivano alla luce. Il giovane ragazzo armato di zaino verde si presentò all’archeologa, disse di gestire un buffo blog di viaggi culturali e incuriosito le chiese come aveva fatto a far appassionare così tanto la vecchina tanto da farla diventare una questione personale da raccontare a ogni singolo cittadino del paesino.

Lei gentilmente rispose più o meno così:
“Quando perdiamo un nostro caro piangiamo perché abbiamo perso una parte della nostra vita, una parte di noi stessi. Ma immagina in realtà se i medici si fossero sbagliati e quella persona a noi cara potesse tornare a casa e riprendere la vita insieme a noi come prima, come se non fosse mai successo niente. Come ti sentiresti? Bene immagino. Ora sai come ho fatto e come si sente la vecchina ad aver ritrovato le sue origini e aver capito finalmente perché sua madre, sua nonna e la mamma di sua nonna erano così orgogliose di vivere in un quel paese sperduto nelle campagne pugliesi. Il mio lavoro finisce nel momento in cui ogni singolo cittadino del luogo nel quale scavo e ogni singolo viaggiatore di qualità comprende qual è il passato nel quale tutti viviamo e quali sono gli eventi che ci hanno reso quelli che siamo. Poi il resto vien da sé.”

Da quel giorno la vecchina tutte le mattine offrì ai coraggiosi archeologi una tazzina di caffè e tutti gli altri cittadini del paesino lasciarono le finestre delle loro case aperte per poter vedere come progredivano i lavori di scavo.

Un giorno però accaddero due eventi sconvolgenti.

In una giornata come un’altra, nella casa più vicina al cantiere di scavo, gli archeologi trovarono la finestra chiusa e nessuna figura amorevole ad aspettarli con un vassoio d’argento e tazzine del corredo buono piene di caffè. Pensarono al peggio e presi dalla disperazione presero le chiavi che la vecchina conservava sotto lo zerbino ed entrarono in casa. Tutto era in ordine. Entrarono i camera da letto pensando di trovarla sul letto vestita di nero con i piedi posti di fronte alla porta, ma niente. Non c’era nessuno.

Da basso un vicino di casa richiamò l’attenzione degli archeologi che si precipitarono a capofitto verso il portone per sapere se lui ne sapeva di più.

La risposta fu secca e diretta. “Partì!”

“Come, è andata via?”

“Stamattina partì in città e disse che andava a vedere al museo i reperti di cui tanto gli avete parlato”

“Da sola?”

“Andò pure suo nipote, che era tornato dall’università del nord. Disse che anche lui doveva sapere”

Intanto mentre gli archeologi parlavano con Cumbà Tanucc arrivarono sulla strada vicina dei signori in giacca e cravatta e chiesero a un altro signore di indicargli dove fosse il vecchio Iazzo del Massaio.

Lui incuriosito chiese la motivazione di quella domanda, dato che quella masseria era l’ultima rimasta di quelle costruite interamente con muri a secco, di quelle che non è facile trovare in zona. Loro con arroganza dissero che avevano un grande progetto per il paesino e che lui non doveva preoccuparsi, ci pensavano loro a far progredire il paesino e risollevarlo dalla crisi.

A quel punto Cumbà Torin, così si chiamava questo secondo compaesano, si ricordò delle parole della vecchina e di quelle dell’archeologa e capì benissimo chi erano quei tizi mai visti prima e cosa volevano dal suo paesino. Erano di una società edilizia e volevano costruire sulla masseria un enorme centro commerciale.

Cumbà Torin non ci pensò due volte e minacciò i due giovanotti che per il loro bene non dovevano più farsi vedere in paese.

Uno degli archeologi chiese a Cumbà Torin perché li aveva cacciati in malo modo e lui fiero gli disse: “Il paesaggio e la storia del mio paese non sono più merce di scambio, lo sono state fin troppo. La mia identità culturale non si vende!”

Così passarono gli anni e i cittadini spinsero l’amministrazione comunale a ristrutturare il vecchio Iazzo del Massaio e ospitare all’interno un bellissimo museo che aveva il compito di proteggere i reperti rinvenuti nello scavo archeologico del paese, cosicché tutte le volte che lo ritenevano opportuno, i cittadini potevano rinfrescarsi la memoria e capire chi erano davvero: non semplici contadini ma custodi di un passato unico e irripetibile.

Capisci ora l’importanza di condividere la memoria dal basso?

Non è un fatto solo turistico ma è una questione imprescindibile che può aiutare ognuno di noi, nel nostro piccolo, a proteggere e tutelare la storia della nostra terra e quella dei luoghi che visitiamo come viaggiatori di qualità.

Senza conoscenza non c’è futuro per la cultura.

Non lasciare che un’altra vecchina chiuda le finestre della sua casa o che la storia di un altro paese venga dimenticata per sempre sotto i colpi del tempo.

Ora ti è più chiaro come vorrei cambiare il mondo e mi piacerebbe essere affiancato da te.

I viaggiatori sono sempre più consapevoli e non vogliono essere presi in giro, con la nostra esperienza potremmo dargli quello che realmente vogliono e far conoscere a tutti le bellezze che ci circondano.

Ricapitoliamo:

√ Se anche tu credi che il turismo di massa sia la rovina del patrimonio culturale.

√ Se vuoi ottenere maggiore visibilità sul web.

√ Se credi che sia giunta l’ora di prendere le redini del turismo in mano e di fare capire agli altri viaggiatori quanto sia più interessante e soddisfacente viaggiare alla nostra maniera.

√ Se sei dell’idea che la cultura vada conosciuta così com’è, senza modifiche e trasformazioni utili solo a fare avvicinare i polli (senza offesa per gli adorabili animali).

√ Se sei dell’idea che per proteggere e tutelare il patrimonio culturale bisogna conoscerlo a fondo.

√ Se vuoi metterti in gioco e desideri salire a bordo del nostro galeone.

Allora non perdere altro tempo e inviami subito il racconto del tuo ultimo viaggio culturale. Sono sicuro che dalla nostra collaborazione uscirà qualcosa che andrà oltre l’ordinario.

Corri subito a scaricare le norme editoriali del mio blog >>

Alessandro Paoli

Buon viaggio e ricordati di rispettare sempre il luogo e i monumenti che visiti. Il loro futuro dipende anche da te!


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